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ispendio, in donare, in onorare si vedia; e quasi neuno vi
rimase, secondo o picciolo o mezzano o magnifico stato
ch avesse, che di legiadrissimi doni e presenti, secondo
sua qualitade, non si vedesse larghissimamente abonda-
re. [327] Fu presentato alla maestà imperiale dal solda-
no d Egitto e da suoi Barberi, overo Mauretani e Getu-
li, piú e piú di ragioni animali e dimestichi e feroci:
prima molti cavalli corridori, dapoi molti leoni con alcu-
no leofante e altre maraviglie; da li Arabi unguenti, zuc-
cheri e infinite spezierie con moltissime some in su cam-
melli d incenso; da Tarteri le drapperie richissime: e
cosí ogni regione sua magnificenza mostrava. [328] Ma
singularmente molto gradita e commendata fra ll altre si
fue quella che fecioro gl Italici di donare richissime ar-
madure di ferro oltra modo magnificamente ornate,
abondantissima copia di loriche, scudi, corazze e altre
armadure di testa e braccia e da tutta armare la persona,
con piú di mille e mille cavalli della pregiatissima schiat-
ta e razza di Puglia. [329] Or che è mestieri piú dirne o
ragionarne? ché il tempo a ttanto dire mancherebbe.
Vegnamo omai alla nostra matera e serbiamo a altro
tempo tante varie e infinite cose ridire.
[330] Essendo il dí della piú piena festa, in quella ora
che lle tavole tutte erano aparecchiate per potere man-
giare, e l aiere era tutto sereno, chiaro e dilucido e il sole
tutto col suo richissimo e infiammato carro raggiava, e
già cominciato a dare l aqua alle mani dopo suoni e can-
ti, si rapresentò Michele Scotto con uno suo compagno
in abito come fosse caldeo, e gittatosi a piè della maestà
imperiale a llui cosí disse:
[331] Serenissimo prencipe, elli è omai circa a uno
mese che noi siamo in questa vostra corte lietamente
con doni, piaceri, stati riccettati e veduti, né ancora
abiamo fatto cosa che a piacere o maraviglia o sollazzo
sia stato alla vostra maestà sacra. Il perché disposti sia-
mo a vvoi piacere di quello che piú voi vi contentate. E
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però comandate quello che volete e prestissimamente
fatto saràe .
[332] Federico che questo clementissimamente udia,
e veduta e considerata la loro condizione secondo che
ll abito loro gli mostrava, quasi ridendo sí disse:
Altro non voglio per lo presente da voi se non che,
sse voi sapete, fatte l aiere rinfrescare e a piova il tempo
ridurne, per maniera che tanto caldo non sia; e se questo
fare non potete, in pace su vi levate, perché altro al pre-
sente non disidero o chieggio .
[333] Rispuose presto Michele:
Gloriosissimo prencipe, tosto fia fatto ; e levatosi
su, cominciò l aiere tutto a muoversi e a ventillare e pia-
cevolmente a tonare e nuvoli aparire e prestamente cre-
scere, cominciando a piovere gocciole grandi oltra mo-
do vedute e rade, seguitando dapoi zufoloni di vento,
aqua e grandine tanto furiosa e abondante con corrusca-
zioni ispaventevoli oltre a ogni modo usato e per sí fatta
forma e maniera che, in uno punto tutti loro parendo ar-
dere insieme coÙlli edifici reali, la vista perdieno. [334] Il
perché fuggendo chi in uno luogo e chi in uno altro,
istupidi, attoniti, tremoli e spaventati, tutti misericordia
chiamando, il re gridò:
Or dove sono i Caldei?
E presti rapresentati dinanzi a llui rispuosono:
Che comandate, invittissimo prencipe?
Fate tosto questa tempesta, che fatta avete venire,
cessare, e l aiere nel primo bel tempo ridurre.
Tosto fatto sarà da loro fu risposto. [335] E cosí
quasi in uno stanti il tempo chiaro, bello e sereno si vide
tornare.
E ciascheduno rasicurato, parendo loro sognato ave-
re, ancora stupefatti e gelati, sí per la paura come per lo
tempo che tutto l aiere rinfrescato avea, gli ochi drizza-
vano verso i due peregrini non sanza grandissima amira-
zione.
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[336] Chiamò iÙrre li due forestieri e, fisamente guar-
datogli, cotali parole dicea:
Certo mai creduto arei tanto mirabile segno per voi
potuto essere stato fatto; per che chiedete grazia, ché di-
sposti siamo a vvoi niente negare .
[337] Rispuose presto Michele:
Illustrissimo prencipe, niente per lo presente voglia-
mo se non che a la vostra clemenzia piaccia volerci con-
cedere uno dei vostri baroni che sia per alcun tempo no-
stro campione in sostenere nostre ragioni, rimanendo
sommamente contenti .
[338] Erano in quel punto tutti venuti intorno allo
imperadore i suoi baroni per udire e vedere i maestri;
per la qual cosa la maestà imperiale a lloro in cotale for-
ma rispuose:
Voi sí vedete qui pienamente la nostra corte e baro-
nia; e però quale è di vostro piacer eleggete, ché io vi
giuro per la nostra corona che voi l arete .
[339] Guardarsi intorno i peregrini e vidoro fra gli al-
tri uno bellissimo cavalieri tedesco d età d anni XXVIII,
pratico assai in arme, il cui nome era messer Ulfo, conte
di palazo; e questo adomandando, dissono che a lloro
piacea.
[340] Parlò lo mperadore al cavaliere e cosí disse:
Conte, voi avete udito quello che cci è suto adiman-
dato, avendo fatto noi tanta larga proferta; il perché noi
vi vogliamo pregare che a vvoi sia di piacere questi va-
lenti uomini contentare, riputandolo a nnoi essere fatto
quanto per loro farete .
[341] Rispuose con somma reverenza il barone:
Sacratissima maestà, a mme omai sta ubidire e a llo-
ro comandare ; né altro dicea. E voltosi a maestri,
parlò loro dicendo:
Dapoi che a voi piace, presto sono a quello che im-
porrete e direte .
[342] Al quale ellino dissoro:
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A voi conviene essere presto, imperò che il tempo è
corto a tanto fatto a quanto noi vi meniamo, sí che al
presente ci viene essere in cammino sanza punto d indu-
gio . [343] Il cavaliere, che i suoi arnesi da altri fatti che
da festa non avea, intanto si maravigliò e dise:
Valenti uomini, io prestissimo sono, ma pure neces-
sità a mme sarebbe avere miei arnesi e cavalli e compa-
gnia per bene fornire vostra bisogna .
[344] A cui risposto si fue:
Magnifico conte, voi arette ogni vostra bisogna, sí
che non è mestieri che a cotesto pensiate. Prestamente
andianne al porto, ché quivi arete pienamente quello
che a voi di bisogno saràe .
[345] Partissi con buon[n]a licenza dello imperadore
il nuovo campione e, giunto alla marina, montaro in sun
una galea, corredata in mirabile pompa, quivi essendo
una compagnia di bellissimi e robusti giovani con altre
cose, olte all utile, di sollazo e piacere; apreso alla quale
era un altra galea per simile forma e ricchezza posta per
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