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Che più lice sperare? Al tempio ei corre 1125
Del nume accorto che le serpi intreccia
All aurea verga, e il capo e le calcagna
D ali fornisce. A lui si prostra umìle;
E in questa guisa, lagrimando, il prega.
«O propizio agli amanti, o buon figliuolo 1130
De la candida Maja, o tu che d Argo
Deludesti i cent occhi, e a lui rapisti
La guardata giovenca, i preghi accetta
D un amante infelice; e a me concedi
Se non gli occhi ingannar, gli orecchi almeno 1135
D un marito importuno». Ecco si scote
Il divin simulacro, a lui si china,
Con la verga pacifica la fronte
Gli percote tre volte: e il lieto amante
Sente dettarsi ne la mente un gioco 1140
Che i mariti assordisce. A lui diresti,
Che l ali del suo piè concesse ancora
Il supplicato Dio; cotanto ei vola
Velocissimamente a la sua donna.
Là bipartita tavola prepara 1145
Letteratura italiana Einaudi 64
Giuseppe Parini - Il giorno
Ov ebano, ed avorio intarsiati
Regnan sul piano; e partono alternando
In dodici magioni ambe le sponde.
Quindici nere d ebano girelle
E d avorio bianchissimo altrettante 1150
Stan divise in due parti; e moto e norma
Da due dadi gittati attendon, pronte
Ad occupar le case, e quinci e quindi
Pugnar contrarie. Oh cara a la Fortuna
Quella che corre innanzi all altre, e seco 1155
Ha la compagna, onde il nemico assalto
Forte sostenga! Oh giocator felice
Chi pria l estrema casa occupa; e l altro
De le proprie magioni ordin riempie
Con doppio segno, e quindi poi, securo, 1160
Da la falange il suo rival combatte;
E in proprio ben rivolge i colpi ostili.
Al tavolier s assidono ambidue,
L amante cupidissimo, e la ninfa:
Quella occupa una sponda, e questi l altra. 1165
Il marito col gomito s appoggia
All un de lati: ambi gli orecchi tende;
E sotto al tavolier di quando in quando
Guata con gli occhi. Or l agitar dei dadi
Entro ai sonanti bossoli comincia; 1170
Ora il picchiar de bossoli sul piano;
Ora il vibrar, lo sparpagliar, l urtare,
Il cozzar de due dadi; or de le mosse
Pedine il martellar. Torcesi e freme
Sbalordito il geloso: a fuggir pensa, 1175
Ma rattienlo il sospetto. Il romor cresce
Il rombazzo, il frastono, il rovinìo.
Ei più regger non puote; in piedi balza,
E con ambe le man tura gli orecchi.
Tu vincesti o Mercurio: il cauto amante 1180
Poco disse, e la bella intese assai.
Letteratura italiana Einaudi 65
Giuseppe Parini - Il giorno
Tal ne la ferrea età quando gli sposi
Folle superstizion chiamava all armi
Giocato fu. Ma poi che l aureo fulse
Secol di novo, e che del prisco errore 1185
Si spogliàro i mariti, al sol diletto
La Dama, e il Cavalier volsero il gioco
Che la necessità scoperto avea.
Fu superfluo il romor: di molle panno
La tavola vestissi, e de patenti 1190
Bossoli l sen: lo schiamazzìo molesto
Tal rintuzzossi; e durò al gioco il nome
Che ancor l antico strepito dinòta.
Già de le fere, e degli augelli il giorno,
E de pesci notanti, e de fior varj, 1195
Degli alberi, e del vulgo al suo fin corre.
Di sotto al guardo dell immenso Febo
Sfugge l un Mondo; e a berne i vivi raggi
Cuba s affretta, e il Messico, e l altrice
Di molte perle California estrema. 1200
Già da maggiori colli, e da l eccelse
Torri il Sol manda gli ultimi saluti
All Italia, fuggente; e par, che brami
Rivederti, o Signore, anzi che l Alpe,
O l Appennino, o il mar curvo ti celi 1205
Agli occhi suoi. Altro finor non vide,
Che di falcato mietitore i fianchi
Su le campagne tue piegati e lassi,
E su le armate mura or fronti or spalle
Carche di ferro, e su le aeree capre 1210
Degli edificj tuoi man scabre e arsicce,
E villan polverosi innanzi ai carri
Gravi del tuo ricolto, e sui canali
E sui fertili laghi irsute braccia
Di remigante che le alterne merci 1215
Al tuo comodo guida ed al tuo lusso,
Letteratura italiana Einaudi 66
Giuseppe Parini - Il giorno
Tutt ignobili oggetti. Or colui vegga,
Che da tutti servito, a nullo serve.
Già di cocchi frequente il Corso splende:
E di mille che là volano rote 1220
Rimbombano le vie. Fiero per nova
Scoperta biga il giovine leggiadro
Che cesse al carpentier gli avìti campi
Là si scorge tra i primi. All un de lati
Sdrajasi tutto: e de le stese gambe 1225
La snellezza dispiega. A lui nel seno
La conoscenza del suo merto abbonda;
E con gentil sorriso arde e balena
Su la vetta del labbro; o da le ciglia,
Disdegnando, de cocchi signoreggia 1230
La turba inferior: soave intanto
Egli alza il mento, e il gomito protende;
E mollemente la man ripiegando,
I merletti finissimi su l alto
Petto si ricompon con le due dita. 1235
Quinci vien l altro che pur oggi al cocchio
Dai casali pervenne, e già s ascrive
Al concilio de numi. Egli oggi impara
A conoscere il vulgo, e già da quello
Mille miglia lontan sente rapirsi 1240
Per lo spazio de cieli. A lui davanti
Ossequiosi cadono i cristalli
De generosi cocchi oltrepassando;
E il lusingano ancor perchè sostegno
Sia de la pompa loro. Altri ne viene 1245
Che di compro pur or titol si vanta;
E pur s affaccia, e pur gli orecchi porge,
E pur sembragli udir da tutti i labbri
Sonar le glorie sue: Mal abbia il lungo
De le rote stridore, e il calpestìo 1250
De ferrati cavalli, e l aura, e il vento
Che il bel tenor de le bramate voci
Letteratura italiana Einaudi 67
Giuseppe Parini - Il giorno
Scender non lascia a dilettargli l core.
Di momento in momento il fragor cresce,
E la folla con esso. Ecco le vaghe 1255
A cui gli amanti per lo dì solenne
Mendicarono i cocchi. Ecco le gravi
Matrone che gran tempo arser di zelo
Contro al bel Mondo, e dell ignoto Corso
La scelerata polvere dannàro; 1260
Ma poi che la vivace amabil prole
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