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Il falò si era spento. Sulla terra regnavano le tenebre e i nostri amici
scrutavano nella foresta che s'indovinava dalle ombre stagliate contro il
cielo trapunto di stelle. Quando Aslan ruggì di nuovo, a sinistra spuntò una
sagoma nera. Un tratto di cielo si oscurò e a mano a mano che la figura si
espandeva, salendo dall'orizzonte, una porzione sempre maggiore di cielo
spariva inesorabilmente. Alla fine riconobbero il profilo di un uomo: l'es-
sere più gigantesco e spaventoso che avessero visto. Conoscevano Narnia
abbastanza bene per immaginare dove il colosso poggiasse i piedi: sulle
colline della brughiera, a nord, vicino al fiume Lungocammino. Poi Jill ed
Eustachio ricordarono che molto tempo prima avevano sentito narrare una
leggenda. Era la storia di un gigante enorme, Padre Tempo, addormentato
in una caverna sotto la brughiera e che si sarebbe svegliato alla fine del
mondo.
Sì disse Aslan, sebbene nessuno avesse aperto bocca. Quando
dormiva nelle viscere della Terra il suo nome era Padre Tempo, ma adesso
si chiamerà in un altro modo.
Videro la gigantesca creatura portare un corno alla bocca: riuscivano a
scorgerlo perché i loro occhi si erano abituati all'oscurità. Dato che il suo-
no viaggia nello spazio più lentamente della luce, ci volle del tempo perché
sentissero il muggito tipico del corno. Era un suono grave e minaccioso, di
un fascino e una bellezza misteriosi, quasi spettrali. Come per incanto il
cielo si riempì di stelle cadenti. In un primo momento sembrò uno spetta-
colo magico e suggestivo, come nelle notti d'estate; ma le stelle, ormai, ca-
devano all'infinito. Prima qualcuno, poi decine, centinaia e migliaia di astri
continuavano a rovesciarsi dal cielo. Uno spettacolo apocalittico! In un
momento di tregua gli amici si accorsero che in cielo andava formandosi
un'altra sagoma nera, simile all'ombra del corpo del gigante. Era in un pun-
to diverso sulle loro teste, in cima alla volta celeste. "Forse è una nuvola"
pensò Edmund. Ad ogni modo era una massa scura che non brillava nep-
pure di una stella. Tutt'intorno continuava a cadere la pioggia argentata,
ma la porzione nera ingrandiva a dismisura: adesso occupava circa un
quarto del cielo, ben presto ne coprì la metà e alla fine solo all'orizzonte si
poté vedere qualche stella cadente.
Eccitati e terrorizzati dallo spettacolo, gli amici capirono cosa era suc-
cesso. L'enorme macchia nera che aveva invaso il cielo non era né una nu-
vola né un'ombra: era semplicemente il nulla, il vuoto lasciato dalle stelle
cadute. Gli astri erano scesi a terra per volontà di Aslan.
Gli attimi finali dell'incredibile vicenda erano stati i più emozionanti. Le
stelle cadenti non erano semplicemente grosse palle di fuoco come nel no-
stro mondo, ma esseri animati, persone come noi (Edmund e Lucy ne ave-
vano già riconosciuta una), schiere infinite di creature luminose e splen-
denti disposte in cerchi concentrici. Avevano lunghi capelli color fuoco e
argento, lance d'acciaio incandescente e continuavano a scendere leggiadre
dal cielo nero, più veloci dei massi che si staccano da una montagna e pre-
cipitano nel vuoto. Gli esseri luminosi si posavano nei pressi: a mano a
mano che toccavano terra salutavano e andavano a unirsi agli altri, in file
ordinate sul lato destro del prato.
Era un bel vantaggio, perché, dato che in cielo non c'era più una stella, i
nostri amici sarebbero rimasti completamente al buio; ma le schiere lumi-
nose irradiavano un alone magico e abbagliante. Narnia era rischiarata a
giorno, come se vi splendesse il sole. Chilometri e chilometri di bosco era-
no disseminati di lampioni fiammeggianti. Ogni foglia e filo d'erba risalta-
va accanto alla propria ombra, così nitidi che parevano a portata di mano
anche se erano distanti parecchi metri. Sul prato i ragazzi videro le loro
ombre, ma la più impressionante era quella di Aslan. Si allungava a sini-
stra e sotto il cielo buio e senza stelle sembrava ancora più immensa. Die-
tro di loro, sulla destra, la luce era così forte che illuminava persino le col-
line della brughiera. Qualcosa laggiù si muoveva: erano animali gigante-
schi che procedevano lentamente verso Narnia, draghi di dimensioni mo-
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